ICRF e ICQRF cosa significano?

In questi giorni mi è stata posta una domanda a proposito della sigla ICRF , o ICQRF che troviamo poste sulle retro etichette e sulle capsule delle bottiglie di vino.
Cosa sono e cosa significano?
Il ministero delle politiche Agricole e Forestali ha al suo interno un apposito Dipartimento che si occupa del controllo dei prodotti agroalimentari, un importante pezzo del nostro PIL.
La sigla ICQRF si riferisce proprio a questo organismo di controllo dell’agroalimentare, uno dei maggiori a livello europeo.
Significa , Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari .
L’ICQRF ha 29 uffici sul territorio italiano. Tra i suoi compiti a livello nazionale ci sono:

■ prevenzione e repressione delle frodi nel commercio dei prodotti agroalimentari e dei mezzi tecnici di produzione per l’agricoltura;
■ vigilanza sulle produzioni di qualità registrata (DOP, IGP, Bio, …);
■ contrasto dell’irregolare commercializzazione dei prodotti agroalimentari introdotti da Stati membri o Paesi terzi e i fenomeni fraudolenti che generano situazioni di concorrenza sleale tra gli operatori e sanzioni per il corretto funzionamento degli accordi interprofessionali.

A livello europeo e mondiale, l’ICQRF è Autorità ex officio e autorità di coordinamento sul vino e difende il made in Italy di qualità in tutti i paesi europei, contrastando le contraffazioni al di fuori dei confini UE anche con accordi di cooperazione.
L’ICQRF svolge controlli sul WEB per la tutela delle produzioni di qualità italiane stringendo accordi con i principali players mondiali dell’e-commerce.
Con 6 laboratori, tutti accreditati UE, l’ICQRF svolge inoltre controlli analitici su migliaia di prodotti all’anno.
Tutti i Laboratori operano in conformità alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2005″ L’accreditamento in base alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 è, per i Laboratori competenti per i controlli ufficiali nel settore agroalimentare, un requisito cogente a livello nazionale e comunitario, come previsto dal Reg. CE n. 882/2004.
L’accreditamento rilasciato dall’ente unico di accreditamento nazionale ACCREDIA attesta formalmente la competenza del laboratorio all’esecuzione delle prove analitiche nonché la conformità di tutte le procedure gestionali correlate alla propria attività di analisi.
Attualmente, l’accreditamento in base alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, estesa a tutta la rete dei laboratori ICQRF, è in continuo ampliamento per quanto riguarda il numero di prove accreditate, individuate prioritariamente nei protocolli analitici standard e nei settori specialistici di competenza.
Presso i laboratori competenti per il settore oleario sono inoltre operanti i comitati di assaggio, incaricati della valutazione e del controllo ufficiale, delle caratteristiche organolettiche degli oli vergini ed extravergini di oliva, tramite la metodica definita a livello comunitario.
Tali comitati di assaggio riconosciuti ai sensi del D.M. n. 1334 del 28 febbraio 2012, in recepimento della normativa comunitaria, hanno ottenuto il riconoscimento in ambito internazionale da parte del C.O.I. (Consiglio Oleicolo Internazionale).

Ma veniamo alla domanda iniziale.
La sigla che troviamo sulle bottiglie del vino, composta dalla sigla della provincia e da un numero assegnato, è in pratica una sorta di targa di identificazione di chi imbottiglia il vino. Questo consente di risalire a chi ha messo quel vino nella bottiglia e se sottoposto a controlli di tracciare la provenienza delle uve e dei processi di trasformazione.
Quindi rappresenta un importante meccanismo di controllo e di conseguenza di tutela della salute dei consumatori.
Secondo me purtroppo, lo scorso 11 settembre, il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge di conversione al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, c.d. “semplificazioni amministrative”.
Nello specifico, il DL include l’abrogazione dell’art. 46 della Legge 238/16 che in pratica renderà facoltativo il marchio registrato o codice ICQRF o ICRF sulla chiusura di garanzia, ovvero sulla capsula.
Per la filiera del mondo del vino tale cambiamento rappresenta una riforma importante che apre a potenziali rischi, quale una maggior difficoltà nel risalire all’imbottigliatore in modo immediato. Infatti il codice sulla capsula ha comunque rappresentato uno strumento di tutela sia per il produttore, che per il consumatore, è più difficile contraffare e sia ha un punto di riferimento per capire la provenienza.
Piccolo suggerimento per capire il livello di trasparenza e qualità di una bottiglia, diffidate di quei vini imbottigliati in provincie molto distanti dal luogo di produzione. Ad esempio se trovate un Nero d’Avola siciliano imbottigliato con una sigla provinciale non siciliana, che so Verona, Perugia, Vicenza non aspettatevi di bere chissà che vino.
Salute

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