E’ primavera, tempo di Ceras….uolo

In questa stagione che tutti risveglia, e invita ad esplorare il mondo dopo la pausa invernale, anche per il mondo del vino è tempo di risvegli con i nuovi imbottigliamenti. Il Vinitaly segna questo periodo proprio con la presentazione ufficiale delle nuove annate, e in questa edizione appena passata proprio un vino adatto alla primavera e all’estate ha avuto tanti premi e riconoscimenti, il CERASUOLO Montepulciano d’Abruzzo DOC.
Sono arrivate anche molte mail a Radio Capital con ascoltatori che volevano avere notizie ulteriori su questo vino. Vediamo di accontentarli .
Partiamo dall’uva, si tratta del vitigno Montepulciano coltivato nella regione Abruzzo sin dalla metà del ‘700 e che ha trovato in questa terra il posto d’elezione.
Coltivato in passato nella Valle Peligna (provincia di L’Aquila) e nelle colline interne della provincia di Pescara, a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso la sua coltivazione si è estesa a tutta la fascia collinare litoranea ed oggi costituisce il principale vitigno rosso della regione.
E’ un vitigno tutelato ed inserito nella denominazione Montepulciano d’Abruzzo Doc viene ottenuto unicamente da vigneti ubicati in terreni collinari o di altopiano, la cui altitudine non deve essere superiore ai 500 metri s.l.m. ed eccezionalmente ai 600 metri per quelli esposti a mezzogiorno; la superficie iscritta all’albo si aggira sui 13.700 ettari.
La resa massima di uva non deve superare i 140 q.li per ettaro mentre la gradazione alcolica minima deve essere pari all’11,5% vol. Il Montepulciano è un vitigno vigoroso e mediamente tardivo (la maturazione si colloca quasi sempre tra la prima e la seconda decade di Ottobre), adattabile a vari sistemi di coltivazione, resistente e generoso; dà origine a vini dalle caratteristiche organolettiche decisamente interessanti, di immediata piacevolezza se bevuto giovane.
Il Montepulciano d’Abruzzo è ottenuto quasi esclusivamente dalle uve del vitigno omonimo, con l’eventuale piccola aggiunta (max 15%) di altre uve provenienti da vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione nel territorio della regione Abruzzo. Tutti conoscono la versione in rosso di questo vino, ma dalle uve DOC di Montepulciano ,utilizzando una diversa tecnica di vinificazione ossia limitando il periodo di fermentazione in presenza delle bucce a poche ore oppure mediante una vinificazione “in bianco”, si ottiene un vino con un caratteristico colore rosso ciliegia, più o meno carico, denominato “Cerasuolo”, e all’interno del disciplinare della Doc Montepulciano d’Abruzzo, sin dal suo riconoscimento nel lontano 1968, è contemplata la tipologia Cerasuolo

Il Cerasuolo ha un odore gradevole, delicatamente vinoso, fruttato, fine ed intenso; il sapore è secco, morbido, armonico, delicato con retrogusto mandorlato.
E’ un vino di straordinaria freschezza che unita all’eleganza dei suoi profumi lo rende particolarmente piacevole ed affascinante.
Un aspetto importante di questo vino è la sua versatilità nel rapportarsi con la cucina, infatti il cerasuolo, ma più in generale i rosati di buona stoffa, son o dei vini facilmente abbinabili sia ai primi piatti della nostra tradizione, che ai secondi di carne ma anche di pesce , ai formaggi freschi e mediamente stagionati. Questo perché pur mantenendo la struttura dell’uva rossa di provenienza non ne contengono la parte tannica che inevitabilmente lo renderebbe vino di più ristretto abbinamento, e quindi da sola carne. La breve macerazione esalta i profumi che lo rendono adatto all’aperitivo, il colore “ cerasa” ovvero ciliegia, lo rendono invitante per la vista e ideale compagno di bevute estive.

Il vino è ben distribuito in tutto lo stivale, e oltre ai famosi Valentini, Pepe, Masciarelli , Lepore, Cataldi Madonna ricorderei volentieri due produttori emergenti I Marchesi de Cordano con il loro Punta Rosa Cerasuolo DOC, e le Tenute Cerulli con il loro Cerasuolo DOC.

Vorrei poi sottolineare che ci troviamo spessissimo di fronte a un vino ottenuto con uve provenienti da agricoltura biologica, anche se molti produttori non lo riportano in etichetta.
Ho chiesto ad alcuni di loro, e la risposta è stata quasi sempre legata alla minore preferenza del pubblico abruzzese per i vini bio, in quanto considerati per retaggi del passato meno buoni di quelli tradizionali.
Io consiglierei una migliore campagna informativa, basata su semplici degustazione che facilmente convincerebbero il potenziale consumatore sui passi avanti fatti dai produttori di vini sul biologico che oggi , se ben vinificato, è identico dal punto di vista organolettico ad un non bio, ma con gli indiscutibili vantaggi di salute e ambientale che tale tipo di coltivazione comporta. E come sempre vorrei ricordare che è il consumatore che inevitabilmente orienta il mercato, un cattivo produttore bio o non bio viene sempre estromesso a vantaggio del bravo produttore, perché ricordo sempre, al palato come al cuore non si comanda.
Salute

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